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In Sogni di sogni Antonio Tabucchi ha parlato di una “ragione pavida”, incapace di leggere veramente la realtà. Solo l’apparente indecifrabilità del sogno sa guardare il mistero. La realtà è una superficie piena di buchi, diceva Tabucchi, e ha bisogno di ipotesi oniriche che li riempiano. È quello che accade in questo postumo e bellissimo Per Isabel. Al centro una donna, una donna inquieta e imprevedibile, di cui tutti sanno o sembrano sapere una verità diversa. Come in un mandala, l’autore procede per centri concentrici, di voce in voce, verso la ricerca di una possibile verità, l’ultima verità. E tuttavia, sia pur davanti all’esplicita menzione del termine “verità”, non siamo all’interno di una ricerca religiosa o scientifica. Qui si gioca una grande festa della parola e della ricerca letteraria: il monologo lascia il posto al delirio, il delirio alla lucidità del gioco e alla tensione lirica. Come in una pista da circo avanzano figure e volti che fanno ampiamente parte della personale mitologia di Antonio Tabucchi. La sorpresa è che ci troviamo di fronte a un personaggio-calamita che si fa innanzi e sparisce. Chi era Isabel? Una comunista? Una donna di facili costumi? Una clandestina nel regime di Salazar? E quella sua presunta maternità? Ha abortito? E lei, è morta davvero? Di quali fantasmi ha bisogno la realtà per consistere o per moltiplicarsi? Siamo vicini all’atmosfera di Requiem: e anche Requiem aveva un sottotitolo (Un’allucinazione). Là era il sole dei fantasmi meridiani, qui è il crepuscolo di una società (il Portogallo di Salazar) in cui una donna fa scandalo portando un capretto al guinzaglio o riempiendo la borsa a rete di rane vive.
© 2019 Storyside (Lydbog): 9789178651801
Release date
Lydbog: 20. februar 2019
Dansk
Danmark